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I Borsellino uniti nella lotta alla mafia

I Borsellino uniti nella lotta alla mafia
Autore: Teresa.Corrado - Redazione Cronaca
Data: 19/07/2015

Oggi la seconda giornata delle celebrazioni per ricordare la morte di Paolo Borsellino e della sua scorta formata da Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, giovani agenti delle forze dell'ordine. In via D'Amelio, dove sorge l'albero del ricordo, si rispetterà un minuto di silenzio nell'ora in cui avvenne la strage che uccise l'amico di Giovanni Falcone, morto solo un paio di mesi prima.

Ieri le celebrazioni alla presenza della alte cariche dello stato, tra cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Ministro dell'Interno Angelino Alfano, al presidente del Senato Grasso e alle autorità presenti a Palazzo di Giustizia. L'assenza del governatore della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, pesa come un macigno sulle istituzioni, sulla famiglia, a causa delle dichiarazioni di intercettazioni apparse sull'Espresso. Una polemica scoppiata alla vigilia dell'inizio delle celebrazioni e che vede Lucia Borsellino, primogenita del giudice Paolo, protagonista inconsapevole di una intercettazione. Nella stessa, secondo quando affermato da l'Espresso, le cui fonti sono state verificate, ci sarebbe stata una telefonata del chirurgo Tutino all'amico Crocetta, nel quale si afferma che la donna, allora assessore alla Sanità della provincia, doveva essere fermata come era avvenuto con il padre.

Intercettazioni raccapriccianti, nelle quali non si sente alcun diniego da parte del governatore Crocetta, ma che la procura smentisce poichè nelle intercettazioni non si trova traccia di una frase simile. Ma la polemica resta forte e decisa nel ruolo che la donna ha voluto ricoprire per portare la Sicilia nella legalità.

Sulla vicenda è intervenuto anche Manfredi Borsellino, fratello di Lucia, commissario di Polizia, che ieri ha parlato a sorpresa spiegando la situazione della sorella. "Da oltre un anno mia sorella Lucia era consapevole del clima di ostilità e delle offese subite solo per adempiere il suo dovere, in corsi e ricorsi drammatici che ricordano la storia di mio padre". Ha poi aggiunto "La lettera di dimissioni con cui mia sorella Lucia ha lasciato l'assessorato ha prodotto il silenzio sordo delle istituzioni, soprattutto regionali. Ma quella lettera dice tutto e andrebbe riletta".

Il governatore Crocetta parlando all'ANSA, ha smentito dicendo "Non ho mai lasciato sola Lucia Borsellino, la sua sofferenza e il suo calvario sono stati anche i miei".

Certo che se uscisse fuori che l'intercettazione telefonica è un falso, sarebbe un grave attacco alla rispettabilità e alle persone che combattono un sistema criminale che non si riesce a sgominare, ma sarebbe altrettanto pericoloso se l'intercettazione fosse reale. In entrambi i casi, il sistema politico e gli uomini di giustizia, perdono come hanno perso con le dimissioni con cui Lucia Borsellino ha rinunciato alla sua carica di assessore alla Sanità.

Una sconfitta che 23 anni dopo, nonostante le morti di uomini eccellenti, gli arresti dei capi della mafia, la lotta continua, le manifestazioni, la presa di coscienza dei giovani, le associazioni che lottano per tenere vivo il ricordo di chi è morto credendo nella giustizia dello Stato, sembra non aver prodotto alcun cambiamento. È una dura lezione, quella che appare oggi agli occhi dei cittadini, perchè realmente, il cambiamento sembra solo un miraggio, sembra che ormai, la mafia abbia cambiato modus operandi, non più stragi, ma metodi coercitivi molto più subdoli e distruttivi.

Certo, dopo 23 anni si pensava ad un miglioramento, invece ci si ritrova ancora nello stesso tenore di ostilità e offese che hanno ottenuto solo il silenzio sordo delle istituzioni. E penare che l'inizio delle celebrazioni ha visto proiettare nella sala del Palazzo di Giustizia, l'ultima intervista di Paolo Borsellino, nella quale anche lui appare convinto che lo Stato lasci da solo gli uomini che combattono contro le illegalità. 




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